lunedì 24 febbraio 2014

Vero e basta ovvero avremo mai il coraggio di essere noi stessi?

Alla fine quella che nascondiamo a noi stessi è la verità. Alla fine ognuno sa la propria verità. E spesso questa verità coincide anche con quella che sanno tutti gli altri. Ma a noi non piace che tutti sappiano la nostra verità. No, ognuno vuole tenersela per se la propria verità. Come siamo egoisti, o forse come siamo miseramente umani. Si, perché in realtà vogliamo solo difenderci. In realtà vogliamo solo fare in modo che nessuno ci possa conoscere davvero fino in fondo. Alla fine ci piace manipolare la verità e dare ad ognuno quella parte di verità che lo possa rendere felice. Perché ci piace vedere le persone felici. Ma non pensiamo mai alla nostra di felicità. Non siamo venuti al mondo per accontentare gli altri, per nasconderci o per assecondare. Siamo venuti al mondo per essere veri, per essere noi stessi. Ma spesso moriamo senza aver mai vissuto, esistendo e basta. Ma io non voglio fare questo errore comune. Io ci credo ancora. Io voglio continuate a crederci. Io lo prometto. Io voglio essere vero e basta.

Avremo mai il coraggio di essere noi stessi?

La verità non la dice nessuno.

La verità non la dice nessuno. La verità non la dice il professore a scuola come non la dice la famiglia a casa come non la dice il presidente allo stato e come non la dice il prete in chiesa. La verità nessuno la vuole dire. La verità, spesso, nessuno la vuole sapere. La verità è un qualcosa di proprio, di privato e di personale. La verità è come se ognuno di noi un giorno se la trovasse di fronte, la vedesse brutta e non adatta alla società,  e così decidesse di aggredirla, di stringergli le mani alla gola, di prenderla e strangolarla per farla soffocare, per farla uccidere con la sua stessa aria che in quel momento gli si fa mancare. Poi c'è chi la mette in un sacco, chi la fa a pezzetti, chi la imbalsama, ma alla fine tutti la sotterriamo. E speriamo che mai nessuno la riesca a trovare. Sappiamo che c'è tanta terra dove poter scavare, ma spesso, con la paura del sapere in quale punto del terreno si trova,  inconsciamente induciamo qualcuno all'esatto punto dove sta sotterrata. E poi la è tutto da decidere. Sta a chi la trova, il compito di decidere se scavare per trovarla o meno. E sta a chi sa da sempre dove l'ha sepolta, il compito di decidere se è meglio continuare a dire "no non sta lì,  cerca da qualche altra parte" continuando a mentire e cercando di confondere l'avversario oppure finalmente aprirsi e con le proprie mani scavare la terra e riesumare la verità.  Poi, dopo tanta fatica, dopo tante speranze,  dopo tanta falsità il compito va preso insieme e lì bisogna rimettere tutto in gioco.

Imparalo per la tua felicità.

Impara a fregartene. Impara a mandare a fanculo quando serve e a buttare fuori tutto ciò che ti tieni dentro. Imparalo per te, per la tua felicita.

Mantra.

http://www.mantrahooponopono.com

domenica 23 febbraio 2014

La verità è che mi sento morire dentro e la bugia è che non mi importa poi così tanto.

venerdì 21 febbraio 2014

Contronatura.

Mi piegai per entrare nella tenda. NMazzantini. ra gia accaduto, molto tempo prima. Ε davvero non c'era bisogno di coraggio.
Mi stesi e respirai quell'odore di plastica, fermo da dieci anni e più, guardai il tessuto con i segni delle pieghe, Ie zip. Fuori era blu, dentro era arancione, una canadese. Mi stesi sotto quella volta arancione come sotto il più grande dei cieli. Me ne stetti lì beato come un neonato in quel ventre di plastica, stesi Ie braccia e toccai Ie pareti, ero cresciuto.
L'acheo era li, scolpito, impolverato di sabbia, il cranio nudo come un elmo e quella faccia da bambino. Non entrava. Fui io a chiamarlo.
- Entra.
- Posso?
Si chinò e scivolo dentro, accanto a me. Restammo un pezzo così, I'uno accanto all'altro. Mi sollevai e tirai giù la zip, tornai a stendermi gli presi la mano e gliela tenni, ed era bagnata perché faceva molto caldo. Aveva montato quella tenda, aveva saputo cosa fare.Ci fu un silenzio grave, eppure spensierato, perché nulla più era difficile per me.
Mi voltai appena con il collo e ci guardammo con nuovi occhi, svelati e assolutamente perfetti. Ε io sollevai la mano e gli carezzai il volto e ci baciammo e assaggiammo uno la saliva dell'altro e il calore della bocca e il fresco dei denti e io sentii come muoveva la lingua, con più pace di me, e io divenni più lento, ed era esattamente come doveva essere, come il rifugio, un lungo tunnel che arrivava direttamente al centro di me stesso e tirava tutto il corpo e tutto quello che c'era oltre il corpo, e tutto era risucchiato e aveva un posto preciso. Ε non so come andammo avanti, ma non fu affatto difficile. II suo collo si tese come una frusta, come frustato, come il lungo collo di un cavallo senza più redini e uomo, la sua bocca s'apri, e non avevo mai visto una bocca più grande, in un urlo più silenzioso e travolgente. Mi teneva la mano sulla nuca, batteva la sua fronte contro la mia, rideva e piangeva, e diceva il mio nome e amore, amore mio. Ε sentivo che niente, mai più, sarebbe stato uguale a quel momento. Ε non sapevo che fosse così domestico e così selvatico.
E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos'è la natura, quell'insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude Ie tue stesse mani e tutte Ie forze del mondo.
Allora fu natura, la nostra natura che esplose e trovò l'espressione più dolce e benevola. Ci trovammo. Come il vento che organizza il mondo, lo rade al suolo e lo riedifica lentamente. Costantino non voleva, neppure io volevo, almeno così credo di ricordare. Ma cosa so io, che poi la vita e il suo desiderio non abbiano contraddetto? Dolcemente caddero i suoi abiti come armature che si liquefanno. I suoi ruvidi vestimenti di ragazzo. Lui grosso, io magro, lui povero, io figlio di misera gente benestante. Mi guardò, i suoi occhi parevano cadere, appartenuti a molti altri uomini prima di lui, soldati morti in battaglia, monaci, assassini, eremiti. Ε adesso solo i suoi.
- Ti amo - dissi, - ti amo.
- Anch'io ti amo, Guido, da sempre.
Stupiti ci sollevammo in quel cielo di plastica arancione, ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell'immenso splendore.

Quando uscimmo dalla tenda la spiaggia era un nuovo mondo.
Ero semplicemente io, ricongiunto a me stesso. Facemmo il bagno e ormai imbruniva e Ie nostre gambe erano delicate, come due animali messi dritti da poco, e fu un bagno lenitivo, ci lasciammo cullare e l'acqua sembrava il nostro universo.
Poi restammo vicini sul bagnasciuga, a toccarci Ie mani nel mare che scendeva e saliva. Ε furono momenti infiniti perché ogni cosa tornava e passava, perché Ie nostre mani nell'acqua venivano sepolte dalla sabbia e poi pulite, e quella sabbia era la vita, la prima volta che arrivò dal mare e si depositò: era lì nelle nostre dita.
- Adesso siamo noi.
- Noi, si.
Ε non dicemmo altro, passammo il tempo a guardarci e a sorriderci. Ci si innamora quando si fa l'amore, la carne è l'unica spiaggia che Ie anime hanno. La sabbia era vergine alle nostre spalle e noi l'avevamo attraversata. Potevamo vedere Ie impronte lasciate dai nostri piedi, una colonna di palme e dita su quelle dune che adesso sembravano davvero la luna. Non facemmo nessun piano, fu subito tardi e lui perdeva il treno, e gli avrebbero dato i giorni, tolto Ie licenze. Si rinfilò la divisa sulla spiaggia, inciampando, la sabbia nelle scarpe. Sradicammo la tenda e la buttammo nello zaino. Poi quel viaggio di ritorno, pieno di moscerini e di luci e di sbandate sulle strisce dei tram, e io non avevo nemmeno la miscela e i distributori erano chiusi. Arrivammo col singhiozzo in fondo a via Nazionale, lui salto giù e corse e basta. Tornai verso casa a piedi nudi spingendo il motorino. Nella camera di mia madre c'era ancora il copriletto gualcito del mattino quando era stata portata via, mi stesi esattamente lì, sulla sua forma. Presi il suo cuscino, me lo misi tra Ie gambe e mi addormentai su quel fianco, beato.

dal libro "Splendore" di Margaret Mazzantini. 
Fotografia di Ryan Mcginley.

mercoledì 19 febbraio 2014

Desiderare di possedere ovvero un disperato bisogno di crederci.

Ho la sensazione che tu sia una persona che cerca continuamente ma che non vuol trovare, cerchi sempre dove sai che non trovi perché non vuoi possedere, vuoi solo desiderare di possedere. Questo è il motore della tua esistenza, la continua ricerca senza fine. La ricerca di un'autenticita perduta o forse mai esistita. II tuo cinismo sull'amore è tipico di chi in realta ha un disperato bisogno di crederci.

martedì 18 febbraio 2014

Narciso.

Mi hanno sempre insegnato ad amare me stesso prima di amare gli altri e adesso, forse, non riesco ad amare gli altri perché ho imparato ad amare me stesso.



mercoledì 12 febbraio 2014

Felicità.

"Ho scritto questa frase in quarta di copertina che non è "voglio qualcuno vicino per essere felice" o "voglio qualcuno vicino per renderlo felice". Ho scritto questa frase per far capire a tutti che OGNUNO È RESPONSABILE DELLA PROPRIA FELICITÀ.

Fabio Volo.

martedì 11 febbraio 2014

Un posto nel mondo.

Voglio lasciarmi andare,
Voglio di più per me.
Voglio buttarmi
per cadere verso l'alto.

La strada verso casa.

Può esistere al mondo un posto sereno per una persona che non si è sentita a suo agio a casa sua?
Fabio Volo, La strada verso casa.

mercoledì 5 febbraio 2014

Eliminazione della storia dell'Arte nelle scuole italiane ovvero vogliamo cultura, che è libertà.

NON È POSSIBILE.
Non è possibile, non è giusto, non è utile e non è assolutamente educativo abolire la storia dell'Arte dalla scuola italiana. Non si può privare a noi ragazzi, che siamo il futuro, la conoscenza di una tra le poche forme di espressione dell'animo umano. Si, perché ARTE È IMMAGINAZIONE, È SENTIMENTO, È EMOZIONE, TUTTE SENSAZIONI UNIVERSALI ED ETERNE. L'arte accomuna il mondo, le varie culture che da sempre hanno riversato loro stesse nell'arte, da quella primitiva delle statuette di roccia e delle incisioni rupestri, allo scoppio del Rinascimento fino all'arte d'avanguardia che adopera con tecnologie avanzate ed installazioni.
Il discorso alla fine è semplice, vogliono sempre più PRIVARCI LA CULTURA. Quella cultura che già vedo mancare quando i miei compagni non riconoscono a colpo d'occhio una "Nascita di Venere" o una "Primavera" di Botticelli o una "Scuola d'Atene" di Raffaello o una "Pietà" o un "Mosè" di Michelangelo o una "Dama con l'ermellino" di Leonardo Da Vinci o un "Amore e Psiche" o "Le Grazie" di Canova o "La ragazza con l'orecchino di perla" di Vermeer o uno "Stagno delle ninfee" di Monet o una "Colazione dei canottieri" di Renoir o una "Notte stellata" di Van Gogh o un "Bacco" di Caravaggio o un "Guernica" di Picasso. In conclusione, credo davvero che il fatto di eliminare la storia dell'Arte dalle scuole d'Italia, paese che offre più dell'80% dell'arte in tutte le sue forme, sia un atto che si commenta da solo.
VOGLIAMO CULTURA, CHE È LIBERTÀ.

 http://www.bloggokin.it/2014/02/05/abolita-la-storia-dellarte-in-italia/?fb_action_ids=10202525894101246&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map=%5B1419293054979087%5D&action_type_map=%5B%22og.likes%22%5D&action_ref_map=%5B%5D




martedì 4 febbraio 2014

Chi crede nel destino.

Anche chi crede nel destino guarda a destra e a sinistra prima di attraversare la strada.

Futuro.

“Bisogna essere sicuri di fare ciò per cui si è portati. Ai giovani dico di trovare dentro di se la forza per andare avanti e sfondare quelle porte che all’inizio sembrano chiuse ma che in realtà sono delle semplici porte.”
Da un'intervista ad Andrea Mariano alias Andro, tastierista della band salentina "Negramaro.

Disponibile a tutte le situazioni di amore, di affetto, di amicizia, di sentimenti, di tenerezza.

Cioè io non mi sento omosessuale, questo è il problema di fondo, hai capito? Ti ripeto, credo che ogni uomo, e l’ho anche detto e scritto in alcune canzoni, debba organizzare la sua sessualità per quello che sono le sue richieste; è in questo senso che credo nell’organizzazione; però non mi sento omosessuale e mi sembra imbecille che dica di esserlo e mi sembrerebbe ancora più imbecille se mi sentissi omosessuale e non lo dicessi. Hai capito? Ho un grande rispetto per gli omosessuali come per tutti gli uomini in genere anche per quelli che in realtà mi sembrano miei nemici, ma credo che il rispetto sia la costante che si debba avere per qualsiasi situazione di diversità, anche fisica, razziale…[...] Non mi sento omosessuale, ma veramente, spero che lo capisca: non mi sento omosessuale. Mi sento pronto e disponibile a tutte le situazioni di amore, di affetto, di amicizia, di sentimenti, di tenerezza. Ecco, questo vuol dire che sono un uomo disponibile, ma fondamentalmente la mia cultura non è una cultura omosessuale, il mio modo di organizzare il lavoro non è omosessuale, ho amici quasi tutti eterosessuali non per mia scelta ma per una serie di contatti che sono legati al mio lavoro; ho anche amici omosessuali che rispetto e ai quali voglio molto bene e che tratto come qualsiasi altro amico.
Da un'intervista a Lucio Dalla.

"E la luna è una palla ed il cielo un biliardo. Quante stelle nei flipper sono più  di un miliardo. Ma dimmmi tu dove sarà, dov'è la strada per le stelle? Mentre parlano si guardano e si scambiano la pelle. E cominciano a volare, con tre salti sono fuori dal locale e con un aria da commedia americana sta finendo anche questa settimana, ma l'America è lontana, dall'altra parte della luna che li guarda e anche se ride a vederla mette quasi paura."

https://www.youtube.com/watch?v=74kJLYGf2ZY&feature=youtube_gdata_player