domenica 30 marzo 2014

Gli sdraiati.

Forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormento. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra si inoltra in quel mondo misterioso. Non risparmia niente ai figli, niente ai padri. Racconta l'estraneità, i conflitti, le occasioni perdute, il montare del senso di colpa, il formicolare di un'ostilità che nessuna saggezza riesce a placare. Quando è successo? Come è successo? Dove ci siamo persi? E basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico invito che il padre reitera al figlio per una passeggiata in montagna?
Gli sdraiati è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. ED È ANCHE UN PICCOLO MONUMENTO A UNA GENERAZIONE CHE SI È ALLUNGATA ORIZZONTALMENTE NEL MONDO, E FORSE DA QUELLA POSIZIONE RIESCE A VEDERE COSE CHE GLI "ERETTI" NON VEDONO PIÙ,  NON VEDONO ANCORA, HANNO SMESSO DI VEDERE.

venerdì 21 marzo 2014

Quale sarà il tuo verso?

Oh me, oh vita!
Domande come queste mi perseguitano,
infiniti cortei d’infedeli,
città gremite di stolti,
che vi è di nuovo in tutto questo,
oh me, oh vita!

Risposta

Che tu sei qui,
che la vita esiste e l’identità,
che il potente spettacolo continui,
e che tu puoi contribuire con un verso.

Walt Withman.

http://youtu.be/IMHfKfzYtRg

Children wake up! It's spring!

giovedì 20 marzo 2014

Giornata internazionale della felicità.

Il 28 giugno 2012 l'ONU ha istituito oggi, giorno 20 marzo, come giornata internazionale della felicità, stabilendo inoltre che: "la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell'umanità".
Quindi VIVI, sentiti vivo finché vivi; RIDI, chi sa ridere è padrone del mondo; AMA TE STESSO, sei la persona con cui passerai tutta la vita; SII TE STESSO, siamo al mondo per essere veri non perfetti; SOGNA, perché chi rinuncia ai propri sogni è costretto a morire. SII FELICE, te lo meriti, è questa l'essenza della vita, non ti stancare mai di vivere e di essere felice, la vita è troppo bella per essere insignificante.

domenica 16 marzo 2014

Genere e specie.

Sentii le sue braccia che mi fasciavano, la sua testa che si piegava su di me, di colpo divenni fragile e vuoto. Mi voltai a cercare i suoi occhi. Mi strinse una mano sulla bocca. Mi spinse la nuca contro il muro, mi graffiò. Scese a baciarmi. Sentii il suo peso, il suo odore. Riconobbi la pelle e la saliva e tutto. Tutto. Conoscevo fin troppo bene quel sacrificio. Conoscevo la solitudine e il dolore dopo, e tristemente pensai a quel dopo. Lui aveva reso quella strada così cupa, coatta… io ero pronto ad accettarla molto tempo fa. Provò a saltarmi addosso, gli diedi una spinta. Era eccitato, felice…
-Come vuoi, come vuoi tu…
Si tolse i pantaloni, si chinò davanti a me carponi come quando giocava ad asina per strada… mi sorrise con la sua faccia migliore, la più dolce e sottomessa.
-Vieni… ti prego…
Lo vidi perdere i freni, il suo muso torcersi, il suo naso respirare ogni oscenità, il suo intero corpo lacerarsi, soffrire miseramente e rinascere avido. Lo trascinai come un insetto su un altro insetto sussurrando parole d’amore e di stupro. Non chiusi mai gli occhi. Per la prima volta guardai tutto, ogni singola goccia del suo sudore, ogni sussulto della sua schiena. Non vidi nessuna bellezza. Di nuovo pensai a lui vestito da chierichetto, con quella tonaca bianca che toccava terra e raccoglieva il sudicio delle scale, quando saliva appresso al prete per benedire le case… Sentii la forza di quella vittima che mi dominava. Non lottavo più contro me stesso né contro di lui. Non avevo più paura di perderlo, perché lo avevo già perso. Lui non era lì, era nel suo nucleo duro, roccioso, che sempre sarebbe rimasto oscuro. Avrei voluto offrirgli un cura profonda, la profondità non era quella che credevamo di trovare nelle nostre membra. Non riconoscevo l’odore del suo cuore… non vedevo altro che ali di ombra. Una parte di me rimase lucida, rifiutò il dolore che poi sarebbe venuto. Ero un uomo provato dalla vita, non ero più un pollastro. Ma ero un uomo libero, se avessi voluto avere una vita scabrosa avrei potuto averla. Ma non volevo. Lo amavo, lo avrei amato fino in fondo ai miei giorni. Ma non lo conoscevo, mi era ignoto. Sentii il mio sesso diventare inutile, morto.

-Scusa, non ce la faccio.
Mi staccai da lui, violentemente mi rimisi in piedi, è l’ultima volta, pensai, è una coda. Non avevo nessuna intenzione di ricominciare. Mi sentivo guarito e non sapevo da cosa. Rimasi così, assorto, incredulo. Non di quello che era passato nel mio corpo. Ma di quello che era accaduto nella mia anima. Sapevo che sarebbe scappato, che in fretta si sarebbe rinfilato i suoi stracci e sarebbe ritornato a fare il padre di famiglia. Attesi la sua faccia ricomposta, il suo brutale saluto. Non m’importava. Lo avrei lasciato andare con una sola preghiera, di non farsi vedere mai più. Mi tirai su i pantaloni, mi chiusi in bagno e attesi che se ne andasse. Guardai in basso il cortile… e sentii la stessa solitudine, la stessa voglia di cadere.
Tornai di là per riprendermi i vestiti. Lo trovai esattamente dove l’avevo lasciato, di spalle, nudo, anche lui guardava il cortile.
-Cosa fai lì?
Scosse le spalle, buttò la cenere della sigaretta in basso, sorrise.
-Sei diventato impotente.
-Forse.
-Colpa mia?
-Forse.
-È tutto forse, oggi, Guido… tutto forse…
Si stese sul pavimento. Rimase lì a pancia in aria, avvolto dal buio, come un suntuoso animale morto.
-Non te ne vai?
-Vuoi che vada?

Sollevò le braccia, accavallò le dita delle mani, fece due animaletti. Un gioco d’ombre che si rifletteva sul soffitto nel cerchio di quell’unico abat-jour ancora acceso. Tirò fuori due voci, una infantile, una greve. Cominciò a parlare e a rispondersi con quelle dita. Ciao, come stai? Sono molto stanco. E perché? Perché la vita e una schifezza. Cosa ti è successo? Sono stato maltrattato. Ma non hai qualcuno che ti ama? Non lo so se mi ama. Chiediglielo.
Strisciò in terra, mi prese le gambe…
-Vieni qui, Guido…
Mi chinai accanto a lui. Piangeva, tirava su col naso. Un pianto rotto, straziato, che sembrava sollevarsi dallo stesso abisso dove lo avevo visto gioire poco prima…
-Mi ami?
Allungai una mano verso il soffitto e feci il mio animaletto con le dita, mossi la mia ombra zoppicante.
-Non so chi sei.
-Sono Costantino.
-Chi è Costantino?
-Sono io.
-Genere e specie.
-Uomo. Traumatizzato.
-Genere e specie.
-Uomo. Omosessuale.
-È questo il trauma?
-Sì.
-Non è un trauma, sono io. Sono Guido.
Unimmo le dita. I nostri animaletti si raggiunsero, le ombre si bacarono, le dita si strinsero. Ci rivestimmo. Attraversammo il cortile.
Il Tevere era ancora lì. Tutto era intatto come capita al cento di certe estati, di certe giornate al centro della vita. Quando la gioia e il dolore, lo slancio e il disgusto, ogni nostra metà sembra in perfetto equilibrio sul filo dell’orizzonte.

dal libro "Splendore" di Margaret Mazzantini.
foto "Brennan ( Clear Poncho)" di Ryan McGinley.

lunedì 10 marzo 2014

Interpretazione di un sogno.

Ebbene sì, ho conosciuto la mia ombra. Ci siamo incontrati. Era lì, davanti a me. Ci siamo guardati negli occhi e mi ha detto :"Ma che fai?  Non mi riconosci?" e allora gli sono saltato addosso come due vecchi amici che non si vedono da tempo. Poi, abbracciati, sempre come due vecchi amici, usciamo da teatro. Ma è li che ad un certo punto arriva la mia anima, si fa cadere il cappotto addosso. Mi si mostra, parliamo un po', decidiamo di fare una foto. Ma alla fine al risveglio non avrò nessuna foto in cui io, con la mia ombra, e la mia anima saremo tutti insieme uniti in un istante.

Favole per adulti ovvero proprio le favole aiutano a diventare grande.

E poi quando non sei più bambino cambi modo di vedere. Cambi modo di vedere pure le favole. Trovi un secondo significato, un altro messaggio educativo, un lieto fine diverso.
Alla fine le favole ci hanno insegnato ciò che davvero è importante nella vita. Amare.
Questo è quello che si deve insegnare ai bambini. E purtroppo ormai i bambini di oggi non crescono più con le favole.
Le favole ti fanno capire che non è importante di chi ti innamori o da quando tempo conosci la persona che ami. Le favole ti raccontano che devi fare di tutto pur di poter amare liberamente.
Le favole sono la metafora della vita umana.
Le favole aiutano a crescere. Proprio le favole aiutano a diventare grande. Leggiamo più favole ai nostri bambini. Educhiamo i nostri bambini al sentimento più nobile, educhiamo i nostri bambini all'amore,  l'unico sentimento che muove davvero il mondo.

venerdì 7 marzo 2014

Dov'è finito tutto l'amore?

Dov'è finito tutto l'amore? L'amore per un lavoro che era tutto noi stessi e a volte anche oltre? L'amore che dava sapore ad ogni cosa? Quell'amore che ci aspettava anche solo per una carezza? Che ne è stato dell'amore che fa crescere un figlio? C'è più amore o cemento nelle nostre case? Dove sono finite le parole d'amore? Il coraggio d'amare? Forse ci siamo stancati di amare? Abbiamo perso il controllo? Perché? Perché non viviamo più con amore?

La Grande Bellezza.

Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito "il vortice della mondanità". Ma Io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire.

Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c'è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L'emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell'imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c'è l'altrove. Io non mi occupo dell'altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco.
dal film "La Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino.

https://www.youtube.com/watch?v=cJ8O-Y2CXk8&feature=youtube_gdata_player

Abbiate rispetto della vostra curiosità.

Mi piacerebbe lasciare un piccolo concetto semplice semplice. Io vorrei dire ai miei spettatori abbiate rispetto della vostra curiosità. Assecondatela. Molti la frenano, perché sono pigri, moralisti, indolenti. Sono scettici. Oddio, anche ignoranti.
da una scena tagliata dal film "La Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino.

https://www.youtube.com/watch?v=PQgAcsTy0Nk&feature=youtube_gdata_player

https://www.youtube.com/watch?v=hbNCGU5Jzpg&feature=youtube_gdata_player