domenica 22 settembre 2013

Siamo piccoli ed insignificanti contro la Natura ovvero l'infarto del mio professore.

Ieri il mio professore di religione entrando in classe per prima cosa ci ha detto che quest'anno non sarebbe stato come l'anno scorso perché lui è cambiato, e anche per evitare i vari esoneri dalla sua ora ha deciso di smettere di sottoporci a lezioni e compiti in classe cambiando il tutto con delle chiacchierate che toccheranno vari punti che ci coinvolgono tutti. Lo si vedeva in faccia che era cambiato, perché alla fine le parole sono solo parole e siamo noi che gli diamo un peso.
Dopo aver fatto questa premessa ci ha raccontato dell'intervento. Una mattina come tante si è svegliato e siccome era ancora presto per andare a scuola ha deciso di fare un po' di tapis roulant ma ad un certo punto ha iniziato ad avvertire dei forti dolori al cuore e così si è fermato ed ha provato a cercare aiuto, ma si è ritrovato completamente solo. Nè sua mamma, né sua sorella, né suo fratello, né la sua vicina di casa rispondevano al telefono e così, lì sul momento, ha deciso di uscire fuori e gettarsi in strada per cercare aiuto e per fortuna gli hanno chiamato l'ambulanza ed è andato di corsa all'ospedale, ovviamente ospedale in cui non lo potevano operare, perché si sa com'è l'efficienza italiana nel campo sanitario, e quindi è stato portato in una clinica specializzata nella quale gli hanno diagnosticato un vicinissimo infarto ed è stato ricoverato di urgenza. E qui arriva la parte più brutta, quella che lui non si ricorda perchè sotto anestesia ma che gli hanno raccontato, un'operazione iniziata alle 19 e finita alle 2, un'operazione in cui gli hanno aperto il torace e levandogli il cuore per operarlo lo hanno attaccato ad una macchina. Lui si ricorda solo la dottoressa che gli sfiorava la mano e poi il risveglio del primo giorno, un risveglio in cui ancora sei in stato vegetativo e in cui non puoi parlare, e per questo è stato portato in terapia intensiva. Solo al secondo o terzo giorno ha iniziato a prendere memoria ed è stato uno dei momenti più brutti, si è ritrovato pieno di tubi, tubi che uscivano dal torace e tubi che uscivano dalle braccia e poi una lunga cicatrice sul polpaccio fatta per prelevare pezzi di carne da sostituire nel cuore. Lì ha detto di essersi sentito immobile, inerme, un nulla. Poi, superato il trauma fisico, il quinto giorno ha avuto un crollo psicologico causato dallo smaltimento dell'anestetico, un crollo in cui ha iniziato a vedere immagini che non ha voluto raccontarci. Alla fine del racconto io ero davvero scosso, ma purtroppo girandomi verso i miei compagni ho visto che molti erano distratti e molti addirittura annoiati, davvero pochi eravamo stati interessati dal suo racconto. Io ero veramente a terra, distrutto psicologicamente ed ho iniziato a riflettere a quanto siamo piccoli ed insignificanti, a quanto noi davvero poco possiamo fare contro la Natura, perché lui è un uomo tranquillo, non beve, non fuma e non ha nessun vizio, anzi cerca di mantenersi in forma ed è molto credente, ma forse per un problema ereditario questo è il suo destino, vagare in continuazione per ospedali cercando di sopravvivere più tempo possibile. Io essendo ateo non so davvero con chi prendermela e credo che un credente è davvero una persona da rispettare. Credere è una cosa che davvero pochi sanno fare, i cristiani decidono di credere in un qualcosa che non vedono e per farlo ci vuole una grande forza di volontà. Lui uscito da un trauma come questo avrebbe anche potuto decidere di smettere di credere, ma invece no, ne è ancora più convinto, è ancora più credente. E quindi pur essendo ateo porto grande rispetto verso i credenti e verso il mio professore che è un grande uomo.

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