martedì 3 settembre 2013

Stand-by.

Oggi la chiamata mi ha rismosso un po'. È rimasta incompleta, chiusa nel bel mezzo dei miei pensieri, ma è stato meglio perché ora ce li ho tutti qui che mi affollano la testa e cerco di ordinarli, ma non è semplice.
Alla fine concordo con me stesso che sono in un momento di "stand-by", si penso che sia questa l'unica soluzione. Perché le uniche cose che riesco a dire sono "non so", "boh" e "sono stanco". Si, perché sono stanco. Ma stanco in un senso un po' diverso, l'unico paragone che mi viene in mente è quello di una città che viene travolta da un uragano e non viene rasa al suolo ma viene distrutta, distrutta non vuol dire che scompare totalmente, distrutta vuol dire che viene fatta in mille pezzi e magari ne è pure felice perché si rende conto che non è stato solo l'uragano a distrugerla perché sa che già prima c'era qualcosa dentro la città che non funzionava e quindi adesso sa che puo ricominciare da zero. E comunque adesso lasciando perdere il paragone che non è tanto semplice da spiegare, adesso so che mi sto facendo scivolare la vita addosso, e questo non vuol dire che non sto vivendo, ma bensì che sto ritornando alla vita normale e con il termine normale intendo che sto tornando alla vita in cui tutto è bilanciato, non ci sono overdosi di emozioni. Perché un'overdose di emozione è sempre seguita da un periodo di ricovero per ritornare alla "normalità. "

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