venerdì 28 giugno 2013

Maturità.

Manca poco alla maturità e così è arrivato per i professori il momento di spiegarci qualcosa di questo esame.
Malari parla, parla, parla di cose che sappiamo dai secoli dei secoli, amen.
"La prima prova consiste in un tema d'attualità, un saggio breve o un articolo di giornale, un'analisi del testo..."
Dopo qualche minuto comincia la retorica dei consigli.
"Soprattutto, ragazzi, ricordatevi di non essere troppo decisi: tutto bianco... Tutto nero... Ricordatevi il grigio. Meglio non sbilanciarsi nella vita."
Silvia Di Giorgio, eternamente al primo banco centrale, muove su e giù il suo testone. E se il mondo continua ad andare così, con tanti pupazzi che fanno "si,si" con la testa, non raccoglierò mai i miei sogni.
C'è bisogno di rivoluzione.
E per cambiare il mondo devi avere il coraggio di dire no, devi cominciare a vedere i colori, devi correre in una direzione sola. Il grigio? Non esiste!
Alzo la mano ed aspetto che Malari veda il mio dito ben puntato verso l'alto e mi lasci parlare.
"Professore, uno scrive quello che pensa, se vede bianco scrive bianco, se è nero scrive nero. Perché dobbiamo sfumarci? Il pensiero, almeno quello lasciatecelo!"
Malari storce la bocca.
"Saricca, lei può scrivere quello che le pare, può scrivere anche che è giallo limone! Mica siamo in tempo di regime!"
E io mi riprometto che scriverò giallo limone, che scriverò il colore più assurdo, anzi, me ne inventerò uno nuovo, mai visto.
"Si, vabbè, il regime non c'è, si dice, però qui ci state privatizzando tutto: istruzione, pensioni, sanità... Anche il pensiero ora!"
Carlo mi guarda come se fossi da manicomio.
Malari sorride: "Saricca, per caso oggi si è svegliata con la voglia di far girare la Terra nel verso opposto? Non capisco con chi ce l'ha."
Vado fino in fondo.
"Ce l'ho con voi adulti, che avete smesso di vedere i colori! Mi sono stancata di far finta che va bene, qui non va bene niente... B-A-S-T-A!"
 Tutti gli altri fissano gli occhi a terra, se ne stanno immobili, si vergognano al posto mio.
Alice Saricca si becca una nota, perché disturba il regolare svolgimento delle lezioni.
"Attenta Saricca un altro colpo di testa e si gioca la maturità."
Obbedisco al potere, ma faccio rumore.
Mi siedo di botto sulla sedia e sbatto i gomiti sul banco.
Un rumore forte, nel silenzio compresso dell'aula.
È quella l'ultima parola, la mia.
dal libro "Ma le stelle quante sono" di Giulia Carcasi

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